Diverse persone sentono l’esigenza di avere una maggiore presenza dei misteri maschili nella Wicca. Un argomento spinoso su cui si discute da molti anni. Diamo alcune risposte e poniamo alcune domande.

In quest’ultimo anno mi sono ritrovato spesso a riflettere sui misteri maschili all’interno della Wicca e del neopaganesimo in generale. Con sommo rispetto per tutte le tradizioni e per i giusti misteri al femminile, mi sono un po’ stufato di non riuscire a trovare un valido rispecchiamento del mio divino maschile nel ciclo della ruota, o nei rituali iniziatici, nei diversi gesti che accompagnano un rito, etc.  Ed ancora, sono stufo di sentire le solite solfe sul maschile. Se è vero, ed è vero, che la sacralità della donna è stata calpestata per migliaia di anni non capisco perché si debbano demonizzare adesso i misteri dell’uomo (qualunque cosa questo significhi). Non capisco perché debba sentire “Per migliaia di anni c’è stata una forte influenza maschile nella spiritualità, quindi adesso dobbiamo riparare e focalizzarci su quella femminile”. Scusate tanto, ma penso che lo spirito non sia una pianta. Per raddrizzarlo non c’è bisogno di passare all’estremo opposto dello spettro, altrimenti non si può imparare l’arte dell’equilibrio. Certamente non vogliamo ripetere gli stessi errori del passato, no? Cosa stiamo facendo? Abbiamo cambiato l’oggetto, ma il nostro atteggiamento resta invariato. E questo non è il futuro che un giorno voglio consegnare a chi verrà dopo di me.

Il volto che cambia

Il maschile cambia nelle ere e nei luoghi a cui facciamo riferimento. Questo vuol dire che è influenzato dalla società. Come ogni aspetto della vita non è possibile conoscere un mistero nella sua essenza, se non attraverso la personale esperienza. Se il maschile è costruzione sociale, allora la risposta a “cos’è il mistero maschile” non è così scontata. Aldilà di ciò che dovremmo fare in quanto uomini o donne (ruolo), siamo parzialmente definiti anche da altri fattori: identità di genere (mi sento uomo o donna), orientamento sessuale, atteggiamento di genere (mascolino, femmineo, etc), e sesso biologico.  Ognuna di queste variabili è slegata l’una dall’altra, per cui potremmo avere una persona nata uomo (sesso biologico), che si sente donna (identità di genere), che ama le donne (orientamento omosessuale), maschile (atteggiamento di genere) ma che adotta copioni comportamentali socialmente classificati come femminili (ruolo di genere). Il mistero del maschile è ricco di variabili e sfumature che non possono essere legate solo a poche divinità. Per questo motivo non trovo corretto ingabbiare il Dio solo negli archetipi del cacciatore, del padre, dell’amante e del saggio. E se io non “risuonassi” con nessuno di questi? Con quale Dio mi starei rapportando? Un Dio possibile, certamente, ma non il Dio dei miei abissi. Cosa accadrebbe se in me, invece, esistesse il Dio della tenerezza e della passione invece di uno votato alla forza? La conseguenza può essere quella di allontanarsi da un Divino percepito come alieno, nelle migliori delle ipotesi. Diciamolo chiaramente, non tutti hanno bisogno di un Dio Cacciatore o di uno che si auto mutila per la Dea Madre. Alcuni hanno la necessità di integrare nella propria vita determinati aspetti mentre altri no.

Misteri maschili… come?

Cosa rende allora i misteri “maschili” o “femminili”? E da qui la fatidica domanda, cos’è il maschile per me? Ho sempre percepito come violento il voler definire il trascendente, e l’immanente, con costruzioni sociali che ben poco hanno a che vedere con l’esperienza intima del numinoso. Il genere nasce dall’interpretazione sociale di ciò che si reputa essere adatto all’uomo ed alla donna. La visione dei misteri maschili (ed anche quelli femminili) nella Wicca sono stati influenzati eccessivamente dalla visione che le diverse società hanno avuto di noi. I misteri dei miei Dei non possono essere definiti da nessun tipo di potere sociale/economico/politico. Gli Dei sono ciò che sono, aldilà di quello che gli altri vogliono vedere in loro. E badate bene, questo vale anche al femminile. Perché dovremmo intendere il femminile in una ruota di archetipi culturalmente orientati dal passato? La nostra, come disse qualcuno, è una società liquida che necessita di nuovi miti. Credo sia importante per la nostra salute spirituale, e psicologica, cercare anche di capire le influenze culturali negative che gli antichi hanno impresso nel mito e nelle figure degli Dei. Il mito non è la parola rivelata del Dio, ma narrazione co-costruita utile per trasmettere un messaggio. È una fiaba, un simbolo. Stiamo quindi attenti a non confondere il simbolo con il significato che ci sta dietro.