Due percorsi di riscoperta paralleli,  fino ad un certo punto …

Nel nostro Occidente, in tempi più o meno recenti, abbiamo assistito al fiorire di percorsi spirituali alternativi alla fede predominante. In primis la Wicca, per quanto ci riguarda a cui Gerald Gardner sostenne di essere stato iniziato nel’39. In seguito pubblicherà Witchcraft Today nel 1954. Tra il ’53 ed il ’57 Doreen Valiente mise mano al Libro delle Ombre, sistematizzando in un certo senso la Wicca. Nello stesso periodo (nel 1956 per la precisione), Michael Harner, durante i suoi studi antropologici in Amazzonia, prendeva la sacra bevanda dell’ ayahuasca, facendo la sua prima esperienza sciamanica. Questi fatti fanno partire di “risvegli” spirituali rimasti paralleli per una ventina d’anni e che in seguito si intrecciarono in alcuni ambienti. C’è però da dire che, mentre la Wicca nasce sin da subito come religione1, il Core Shamanism di Harner vuole essere una metodologia e non una religione.2  Le sue tecniche sciamaniche possono essere applicate da chiunque, al di là del  credo religioso.

Negli anni ottanta nel cerchio sciamanico di un allievo di Harner, Tom Cowan, è presente un membro molto particolare: la sacerdotessa Phyllis Curott. È anche dalla sua esperienza sciamanica che nel 1983 nascerà la il Cerchio di Ara (o Tempio di Ara). E nel 1987 fu  proprio un’ esperienza mistica che la Curott ebbe durante un viaggio sciamanico a Paestum, a dare inizio alla fondazione della Tradizione di Ara. Così Phyllis Curott racconta la sua esperienza: ”Camminai all’interno dei templi, profondamente commossa dalla loro bellezza, ma la mia attenzione venne attratta da un punto in un campo dietro di essi dove decisi di fare un viaggio sciamanico… In presenza dell’antica Dea, le chiesi consiglio e mi fu detto: “costruisci i miei templi”.3  Si intrecciano qui, la religione wicca e la pratica sciamanica. La natura viene considerata incarnazione ed espressione del divino e quindi la più grande maestra nella vita, da sperimentare ogni giorno della vita. Ecco quindi che il viaggio sciamanico diventa pratica rituale all’interno del Cerchio, attraverso il quale percorrere un sentiero spirituale aiutati dal proprio Spirito Guardiano, da Maestri Spirituali e dai Genius Loci. Ovviamente questo incontro è specifico di questa tradizione e non appartiene a tutta la Wicca. Ovviamente occorre distinguere la pratica sciamanica dallo sciamanesimo tradizionale dei popoli nativi: un praticante dello sciamanismo non è uno infatti sciamano!4

Che cosa si intende per sciamanesimo

Nel 1968, l’etnologo americano R. Spencer definì il termine sciamanesimo come trappola semantica. In effetti il fenomeno che si cela dietro questo termine è particolarmente difficile da cogliere. Lo sciamanesimo o sciamanismo, (l’unica differenza è l’origine francese del secondo, da chamanisme) deve il suo nome alla parola šaman con la quale, all’origine, certe etnie tunguse della Siberia indicavano un individuo capace di entrare in contatto con il soprannaturale per aiutare la comunità nel far fronte alle difficoltà quotidiane. Nascono però subito le prime trappole. Innanzitutto c’è controversia tra i linguisti sull’origine della parola sciamano. Alcuni lo fanno risalire addirittura al pali samana (monaco-mendicante). Come fenomeno generale non si sa nemmeno se considerare lo sciamanesimo come religione in senso lato, come pratica magica o piuttosto vedere in esso una istituzione sociale. L’unico elemento su cui concordano gli studiosi è l’estasi rituale. Del resto i punti di vista variano se chi parla è l’etnologo, lo storico delle religioni, il sociologo, lo psicologo, lo psicoanalista o, ancora, lo specialista di arte primitiva. Se a tutta questa confusione aggiungiamo che le “tecniche” degli sciamani variano in base alle aree geografiche in cui si trovano, possiamo capire la complessità del fenomeno. Per quanto riguarda l’estasi poi, uno dei massimi studiosi del fenomeno Mircea Eliade tiene a precisare che non si può dunque considerare un qualsiasi estatico come uno sciamano; questi è lo specialista di una transe durante la quale si ritiene che la sua anima può lasciare il corpo per intraprendere ascensioni celesti o discese infernali.6 Potremmo quindi concludere che in, in generale, lo sciamanesimo è una tecnica, una specializzazione: lo sciamano è un estatico, ma con un particolare metodo; è mago ma usa una “specialità” magica particolare; egli è guaritore e manipolatore del sacro, ma la sua figura non esaurisce né la pratica “medica” della comunità, né quella religiosa. Accanto a lui infatti vi sono altre figure di medicine-men e sacerdoti. Lo sciamanismo, in senso letterale, è quindi un fenomeno siberiano, ma lo stesso fenomeno è stato documentato in altre parti del mondo (America del Nord, Oceania), per questo si può parlare di sciamanismo come fenomeno magico-religioso in generale che coesiste accanto ad altre forme di magia e di religione.  L’estasi, lo stato alterato di coscienza dello sciamano ha un mezzo ed un fine. Il fine è il servizio alla comunità: guarigione di un ammalato, ritrovamento di un disperso, vincere un nemico, ecc. Questo qualifica lo sciamano. In pratica uno sciamano è tale se la comunità per il quale “lavora” lo riconosce come tale, se cioè le sue tecniche “funzionano”. Del resto uno sciamano non si definisce tale, ma viene, appunto, definito da altri.

Riproduzione di una pittura rupestre nella grotta delle Trois Freres

Il mezzo particolare che caratterizza la pratica sciamanica è il Viaggio. Attraverso l’uso di sostanze psicotrope e/o del suono del tamburo ( che viene chiamato il cavallo dello sciamano presso i Buriati e gli Yakuti), lo sciamano non viene invasato dagli spiriti ma li va a trovare nel loro mondo. Sprofonda quindi in una realtà che un altro famoso autore, Carlos Castaneda, definisce non-ordinaria. Egli ascende in un mondo superiore, celeste oppure si immerge in un mondo inferiore, sotterraneo, infero. Molte e diverse sono le sfumature che può prendere questo mezzo, in base ai popoli. Lo sciamano altaico, ad esempio,  ascende alle regioni celesti durante un complesso rituale che prevede il sacrificio di un cavallo e che si conclude con l’incontro tra lo sciamano ed il dio dell’atmosfera Bai Ulgan che gli darà predizioni sul tempo ed il raccolto.7 Lo sciamano indonesiano invece si costruisce una piccola imbarcazione per “viaggiare” nell’aria alla ricerca dell’anima del malato.8 In un’ottica di rinascita neo-sciamana in occidente, non ha senso quindi imitare una popolazione piuttosto che un’altra nelle loro tradizioni. A meno che, non si vada a farsi iniziare da uno sciamano nativo! E forse neanche in quel caso perché quella pratica nasce in quella comunità ed è adatta per quella gente in particolare.

Michael Harner, famoso antropologo statunitense, teorizzò che le diverse culture sciamaniche avessero un nucleo essenziale di pratiche in comune. Questo nucleo sarebbe essenzialmente il Viaggio. Egli pensò di rendere tali pratiche accessibili agli occidentali, usando come mezzo per ottenere uno stato alterno di coscienza, il tamburo (oltre ai sonagli) escludendo droghe psicotrope. Il Viaggio porta il praticante in mondi che compongono una geografia sacra molto particolare. Vi sono essenzialmente tre zone sacre: un Mondo Inferiore, cioè ctonio, sotterraneo, infero in cui il praticante scende per cercare essenzialmente potere e guarigione. Un Mondo Superiore, un mondo di sopra, al di là del cielo dove si va per avere Saggezza e conoscenza. Infine vi è un Mondo Intermedio che è praticamente l’aspetto non-ordinario della realtà in cui siamo immersi.  La novità-scoperta di Harner è essenzialmente che tutti possono compiere il viaggio in questa realtà non-ordinaria, senza l’intermediazione di una sciamano. Forse da questo concetto si scateneranno critiche verso “questo” sciamanismo, ritenuto foriero di appropriazioni maldestre di culture antichissime, tanto da far definire i praticanti “sciamani di plastica”.9 C’è però da chiarire un punto essenziale: portare lo sciamanismo nella propria vita come pratica spirituale non significa essere sciamani. Lo sciamano, nelle culture tradizionali, viene chiamato dagli spiriti e poi iniziato da un maestro sciamano. Si diventa sciamani attraverso un addestramento lungo e complesso che richiede solitamente mesi e anni, un periodo in cui difficili iniziazioni trasformano letteralmente una persona in un grande guaritore e visionario a beneficio della comunità. Nelle culture native nessuno si auto-definisce uno sciamano, perché sarebbe visto come un vantarsi del proprio potere. Il Neo-sciamanismo quindi potrebbe essere definito dalle parole di Tom Cowan come lo sforzo intenzionale di sviluppare rapporti intimi e duraturi con certi spiriti guida personali, lasciando consciamente la realtà ordinaria per viaggiare nei regni non-ordinari del mondo spirituale.

Gli spiriti più importanti sono sicuramente gli Spiriti Guardiani o Animali Guida. Essi sono l’alter ego dello sciamano ( e del praticante) e gli conferisce potere. Grazie all’aiuto di questo spirito si possono esplorare i mondi non ordinari. Questo spirito non è semplicemente un orso, un falco, un lupo ma sono Orso, Falco e Lupo cioè esso rappresenta l’intero genere, una sorta di Archetipo, di Idea platonica di quell’animale.  Da notare che lo sciamano o il praticante, non vengono invasati da questi spiriti, anzi si potrebbe dire il contrario: lo sciamano si trasforma in quell’animale. Il tema della trasformazione in animale è proprio di origine sciamanica ed forse ha dato origine a miti come quelli della trasformazione delle streghe in gatti ecc. Altri spiriti, detti ausiliari, aiutano appunto il praticante nell’estrazione di intrusioni nocive e sono per lo più piante. Questa sorta di demonologia sciamanica è ovviamente una semplificazione, il core, il nocciolo che sembra palesarsi nelle diverse culture sciamaniche. È ovvio che poi in ogni singolo gruppo etnico, lo sciamano da i suoi nomi agli spiriti e la sua interpretazione delle loro funzioni. In alcuni gruppi lo sciamano predilige quello che i moderni praticanti sciamani chiamano Mondo Superiore o “di sopra” altri quello di sotto. Secondo l’interpretazione neo-sciamanica quindi ( o se si preferisce sciamanismo harneriano!) vi sono tre mondi e gli spiriti abitano prevalentemente uno o l’altro. Nel Mondo Inferiore troviamo principalmente l’Animale Guida, in quello Superiore troviamo i Maestri spirituali (altrimenti detti maestri in forma umana) che sono praticamente spiriti ancestrali o divinità. Nel Mondo Intermedio infine troviamo essenzialmente gli spiriti della natura. Con ognuno di questi spiriti si può instaurare un rapporto, secondo il principio che vede il viaggio sciamanico una rivelazione diretta. Tale pratica ci aiuta a lacerare i veli che separano il mondo visibile da quello invisibile e ad accedere a informazioni ed energie che possono risvegliarci e ristabilire la nostra integrità.10

Commistione e confusione

Nel 1998 il praticante e scrittore Scott Cunningham scrisse un libro che rivoluzionò il modo di concepire la Wicca. Probabilmente lui estremizzò un processo iniziato, sotto alcuni punti di vista, dalla stessa Valiente. Cunningham assorbendo lo spirito new-age volle creare una spiritualità a portata di mano, una Wicca disponibile anche a chi fosse lontanissimo da congreghe di iniziati. Se il suo intento può essere apprezzabile, non altrettanto le conseguenze, soprattutto qui in Italia dove il testo in questione, Wicca: a guide to solitary pratictionary, è stata una delle porte d’ingresso per la conoscenza della Wicca al grande pubblico. Il testo non contiene nessuna pratica tradizionale e purtroppo ha dato la sensazione ai neofiti di poter creare una propria Wicca a proprio uso e consumo. Proprio riguardo ai fraintendimenti che il buon Cunningham ha diffuso, si può leggere nel testo sopracitato un capitolo  (il primo) interamente dedicato a Wicca e Sciamanesimo. Probabilmente l’intento dell’autore è quello di spiegare che nonostante la Wicca sia una religione nuova, essa affonda le radici in pratiche religiose antichissime, ed infatti definisce lo sciamanesimo come il precursore di tutte le religioni.11 Già in questo prende un granchio in quanto, come abbiamo visto, esistono pratiche religiose non sciamaniche. Più avanti si legge una frase ancora più controversa: la Wicca può essere definita una religione sciamanica.12 Ora considerare la Wicca una religione sciamanica equivale a considerare il cristianesimo una religione orfica! Il fatto che nessuno vieti ad un praticante della Wicca di utilizzare tecniche sciamaniche (intese naturalmente nel senso neo del termine) non significa che la Wicca sia sciamanica. La Wicca è nata da diverse componenti e solo in una di queste, gli insegnamenti e le pratiche fondate sulla religione naturale, può rientrarci lo sciamanesimo. I mezzi attraverso cui si entra in uno stato di coscienza rituale, sono dati nella Wicca da quella che viene chiamata Tradizione Esoterica Occidentale. La creazione di un Cerchio rituale, le iniziazioni, i riti teurgici come il Drawing Dawn poco o nulla hanno a che fare con lo sciamanesimo. La magia non è nata dallo sciamanesimo. Cunningham ancora una volta per svincolare la Wicca dalla sua natura misterica, ne devia le origini, mescola le carte in tavola e racconta la sua Wicca, quella cucita per il praticante solitario. Alla pagina seguente leggiamo un’altra particolare affermazione: lo studio dello sciamanesimo rivela molto dell’essenza del vissuto religioso e magico in generale e della Wicca in particolare. Chiunque abbia letto almeno Eliade sa che non è affatto così, caso mai l’esatto contrario: la magia è qualcosa di molto più ampio dello sciamanesimo che ne rappresenta, in alcune aree geografiche una sorta di specializzazione e non quindi l’origine. Il vecchio Gardner, quando ristrutturò la Wicca lo fece attingendo alla magia cerimoniale dell’epoca, nonostante la sua esperienza con i Daiacchi. Le nostre antenate spirituali sono le streghe europee e non gli sciamani siberiani. Ed anche per quanto riguarda la stregoneria storica non v’è dubbio alcuno che parecchi caratteri demonico-orgiastici della stregoneria medievale saranno da ricondursi – o sul piano dei modelli scelti dalle fonti, o su quello dell’effettivo residuo rito-culturale non importa come trasmesso – ai cicli di Ecate e di Dioniso.13 Anche volendo sostenere le congetture euroasiatiche del Ginzburg e vedere uno sfondo sciamanico nei miti e nei riti della stregoneria storica, tanto non si potrebbe affermare un’origine sciamanica della Wicca. L’uso della pratica sciamanica da parte di alcuni ambienti  è venuto dopo ed in particolare negli Stati uniti dove la ricerca di Harner ha suscitato l’interesse per lo sciamanesimo dei nativi americani. La Wicca è una religione eclettica per natura nel senso che non c’è un divieto o un tabù verso pratiche “nuove” ma questo ovviamente a due condizioni naturali. La prima è quella di non snaturare il nucleo essenziale della Wicca, intesa come religione misterica. La seconda è quella di riconoscere la reale origine storica e culturale di questa religione in continuo divenire in accordo con la sua etica di trasformazione.

1 G. GARDNER, La Stregoneria oggi, ed. Venexia, pag. 45

2 M. HARNER, La Via dello Sciamano, ed. Mediterranee, pag. 18

3 P. CUROTT, L’arte della Magia, ed. Sonzogno, pag. 237

4 T. COWAN, Sciamanismo, edizioni Crisalide, pag. 26

6 M.ELIADE, Sciamanismo e le tecniche dell’estasi, ed. Mediterranee, pag. 23

7 Ibid. Pag. 213

8 Ibid. Pag. 383

9 http://www.kelebekler.com/occ/sciamani01.htm

10 S. INGERMAN,  Il Viaggio Sciamanico, ed. Crisalide, pag. 15

11 S. CUNNINGHAM, Wicca, ed. Armenia, pag. 21

12 Ibid. , pag. 22

13 F. CARDINI, Radici della stregoneria, Il Cerchio, pag. 69